PRESEPE NAPOLETANO
Se c'è un argomento della storia delle arti a Napoli al quale, già dal secolo scorso ma soprattutto negli ultimi cinquant'anni, la letteratura abbia riservato, anche in proporzione alla dimensione e al valore intrinseco dell'evento considerato, un'attenzione e un rilievo incomparabilmente superiori allo studio di altri aspetti e momenti della produzione napoletana in età moderna, questo è certamente il presepe nel Settecento.[...] Il presepe esaminato come insieme unitario di statuine, accessori e apparati scenici; il presepe messo in relazione con le altre arti, l'architettura, la pittura e la scultura in particolare, ma anche la scenografia, la porcellana, la maiolica o la statuaria in argento; il presepe indagato per le singole figure scolpite in legno o in terracotta e rivestite con stoffe spesso preziose, individualmente studiate come versioni "ridotte" ma non "minori" dei vari esempi di plastica monumentale; il presepe considerato come uno degli aspetti più raffinati ed esaltanti di arte popolare o come espressione collettiva di altissima cultura e splendida civiltà; il presepe inteso quale traduzione concreta di tendenze estetiche e di gusto o come strumento indispensabile per conoscere usi, costumi e tradizioni dell'epoca; il presepe e le sue connessioni col mondo della musica o della produzione teatrale, del melodramma come della commedia dell'arte; il presepe e la committenza o il collezionismo, pubblico o soprattutto privato.[...]
NICOLA SPINOSA
Il volume ha il pregio non trascurabile di unire ad una raffinata veste tipografica una presentazione ben organizzata dei testi, in modo da consentirne agevolmente la consultazione anche rispetto alla mole imponente. Accanto agli specilisti del settore, come Borrelli, Mancini, i Catello, che offrono al pubblico di studiosi e appassionati i risultati di nuove prospettive di ricerca, ci sono i saggi di autori non necessariamente legati al genere, che si addentrano nel campo. Così nei testi di Ambrasi, De Simone, Mozzillo, viene approfondito il rapporto tra sensibilità religiosa e forme di rappresentazione, esaminato il contesto musicale della tradizione pastorale e contadina di sfondo agli allestimenti presepiali, vengono analizzate criticamente le "voci" degli osservatori stanieri su questa passione collettiva dei napoletani. E ancora gli inediti confronti tra pastori e sculture d'argento, l'indagine sulla produzione di soggetto popolare in porcellana ad opera di scultori della Real Fabbrica che facevano anche i "pastorari", la definizione della figura del committente di presepi e poi del collezionista di pastori, nei saggi di Catello, Caròla Perrotti, Ruotolo, individuano nuovi stimolanti percorsi che allargano il campo degli studi. Allo stesso modo, la ricerca documentaria di Rizzo fornisce ulteriori spunti. La dislocazione delle collezioni presepiali nel mondo curata da Grillo consente per la prima volta di avere un quadro sintetico di quanto esiste al di fuori delle poche raccolte pubbliche e straniere di solito menzionate. E alcuni esemplari di sculture presepiali di grande qualità, ancora sconosciuti, fanno parte dei molti inediti all'interno delle 174 tavole a colori con le quali la sensibilità di Giuseppe Gaeta ci conduce ancora una volta attraverso le infinite capacità di suggestione del Presepe Napoletano.
Presepe Napoletano: un misto di immaginario idillico e di esotismo fiabesco che convergono in uno straordinario caleidoscopio di forme e di colori. Immagine di una Napoli piena di contrasti , ricca e plebea, ma soprattutto gioco di élite, confluenza di raffinatezza e di creatività, spettacolo vario e mutevole al quale partecipano musicisti, letterati, artisti e artigiani della più diversa estrazione [...]