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ELIO CATELLO NAPOLETANI MANGIAMACCHERONI dal XVI secolo all’Unità d’Italia in appendice I PASTAI DI GRAGNANO E IL CULTO PER LA MADONNA DEL CARMINE di FRANCO SORVILLO
Per la prima volta si è potuto stabilire che la diffusione del prodotto fu in gran parte dovuta alla richiesta che ne fecero gli Enti a carattere umanitario (Conservatori, Ospedali, Carceri e altre istituzioni religiose): il motivo è dovuto al basso costo della pasta, alla facilità della preparazione e a quella di potersi procurare adeguate scorte. Particolare rilevanza è stata data per la prima volta a quella prodigiosa macchina denominata “ingegno”, fondamentale non solo per la qualità del prodotto, ma soprattutto per la sua ampia diffusione. Per questa macchina sono stati considerati molti documenti inediti o pochissimo noti che hanno consentito di fissare con certezza la sua origine al XVI secolo. Tutti i problemi sugli antichi fabbricanti di maccheroni e la loro istituzione corporativa sono stati affrontati sotto l’aspetto socio-economico nel momento storico cui si verificarono. Per il Viceregno: abusi di loschi accaparratori di grano, perfidi comportamenti della nobiltà, che forniva il grano coltivato nelle proprie terre, e speculazioni di una certa parte del clero, privilegiato per l’esenzione delle gabelle. Per il Settecento si sono esaminati i riflessi della terribile carestia del 1763-64 sull’Arte dei maccaronari ed altre problematiche derivate dall’abolizione delle corporazioni con l’avvento dei francesi. Oltre all’esame dei componimenti poetici in lode dei maccheroni attraverso quattro secoli da Filippo Sgruttendio a Gennaro Quaranta, per l’Ottocento si sono analizzate le impressioni dei viaggiatori stranieri nella Napoli romantica con qualche piacevole nota di colore.
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